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"Ad alcuni anni dalla plaquette d'esordio, da quel labirinto in cui muoveva i suoi primi passi in versi, Emanuele Franceschetti torna alla pubblicazione con un libro che ne certifica gli enormi passi di maturazione, frutto di un incontro più adulto e sostanziale con la vita, come pure di letture che si sono ampliate e fortificate, divenendo spesso le più fedeli compagne della quotidianità. Franceschetti viene dalla musica [...] e, nel ritmo che indubitabilmente percorre la sua versificazione (sempre il verso si lega al ritmo, come la voce al respiro), s'avverte - in questo nuovo libro - una solidità diversa, una domanda più fonda e inchiodante, un bisogno d'aria e di luce più necessitante ed esistenziale, ben al di là dei modi. Lo stesso titolo, 'Terre aperte', rappresenta questo radicamento che è tuttavia anche spaesamento; radice e aria; fondamento e apertura. Franceschetti sente consuonare in sé la lezione di alcuni classici del Novecento, a cominciare dall'amato Betocchi, giù giù fino alla radicale asciuttezza di Sereni, sì che nei suoi versi non c'è alcuna concessione al di più: tutto è calibrato, pensato, scelto e depositato al millimetro, ma in forza di un impeto interiore che è passione e carne, dolore e fiato, domanda e storia, infinito e quotidianità".